Conosci Martin Seligman? Nel 1998 è stato eletto presidente dell’associazione degli psicologi americani.
Seligman è diventato famoso per le sue teorie sull’ottimismo. Lo studio fondamentale, svolto negli anni 60, che ha consentito a Seligman di creare il concetto di IMPOTENZA APPRESA è stato eseguito su cani. Sebbene lo studio sia molto crudele, Seligman spiega che grazie a questo studio non sarebbero più stati necessari studi sugli animali e quindi, sebbene sia discutibile l’etica, ne apprezziamo l’intenzione positiva e sicuramente il risultati.
Lo studio
Lo studio si compone di 3 gruppi.
-Al primo gruppo sono state somministrate delle scosse evitabili. Come sappiamo dal condizionamento skinneriano questo produce un meccanismo di apprendimento di come è possibile evitare gli stimoli dolorosi.
-Al secondo gruppo sono state somministrate scosse inevitabili, ovvero erano random.
-Al terzo gruppo non sono state somministrate scosse.
L’impotenza appresa
Successivamente, in una seconda fase dell’esperimento, gli animali furono spostati in una scatola dove le scosse potevano essere evitate facilmente, come mostrato nella figura.
Il fenomeno interessante è stato che il primo e il terzo gruppo ha prodotto comportamenti di evitamento degli stimoli. Il secondo gruppo, quello che aveva ricevuto delle scosse senza una strategia di evitamento possibile, non ha reagito a questa nuova condizione anzi, ha subito passivamente le scosse. Questo è il concetto di IMPOTENZA APPRESA.
In questo gruppo, quello dell’IMPOTENZA APPRESA, si riscontravano principalmente 3 deficit:
-Deficit Affettivo ed emotivo: l’animale si mostra apatico, triste etc
-Deficit Motivazionale: l’animale non produce risposte, o se le produce lo fa in modo ritardato,anche in situazioni in cui gli eventi sono controllabili
-Deficit Cognitivo: l’animale non correla in maniera appropriata gli stile alla risposta.
Forse ti starai dicendo: “Ma io mica faccio il veterinario, perché mi parli di tutto questo?”
Continua a leggere e scoprirai qualcosa di veramente interessante.
Seligman, visti i risultati dello studio si è chiesto:
-“Chissà se per l’uomo vale la stessa cosa?”
Per rispondere a questa domanda ha creato un nuovo esperimento questa volta sull’uomo.
Ha condotto dei ragazzi in una stanza dove c’era un rumore fastidioso. Le manopole del volume non erano connesse all’impianto audio quindi qualsiasi azione provassero a fare non dava risultato. Successivamente ha spostato gli studenti in un’altra sala dove le manopole erano connesse all’impianto audio ma nessuno le ha utilizzate proprio per il fenomeno dell’incompetenza appresa. La cosa interessante è che questo fenomeno si può estendere anche per esperienze che non sono state vissute in prima persona ma che sono state semplicemente osservate.
3 considerazioni
Tutto questo ha importanti risvolti nell’ambito riabilitativo:
1-Vedere il fallimento degli altri ci predispone al fallimento quindi è importante comunicare di più i risultati positivi piuttosto che quelli negativi.
2-Utilizzare le sale di riabilitazione collettiva può essere positivo, per coloro che pensano di non farcela, ma potrebbe portare le persone che pensano di farcela a pensare il contrario.
3-Le persone che hanno un problema e non hanno capito quali sia la strategia di on-off potrebbero essere entrate in uno stato di incompetenza appresa. Questo può essere valutato semplicemente chiedendo cosa migliora o peggiora i sintomi. Un paziente che dice: “Non lo so, è qualcosa di incontrollabile” questo potrebbe orientarci verso un dolore il cui meccanismo è centrale ma allo stesso tempo ci dice che il paziente potrebbe aver sviluppato IMPOTENZA APPRESA.
Un paziente che per qualsiasi ragione è entrato in un meccanismo di incompetenza appresa, a causa del suo deficit affettivo sperimenterà più dolore (sappiamo che stati emotivi come rabbia e ansia aumentino la percezione del dolore) e non attuerà le famose coping strategie positive ovvero quei comportamenti adattivi che possono aiutare il paziente a risolvere un disturbo diventato cronico.
Inizia subito a mettere la tua attenzione anche su questi concetti e vedrai che da subito troverai risultati diversi nella tua pratica.
Desidero terminare con una vecchia storia.
“Un piccolo elefante fu legato, mediante una corda, ad un sostegno. L’elefante era piccolo e ancora poco forte quindi, sebbene provasse con tutta la sua forza, non riuscì a rompere la corda. Dopo diversi giorni, smise di provarci, pensando di non essere in grado. Passarono i giorni, i mesi e gli anni e l’elefante crebbe e divenne grande e forte. Avrebbe avuto la forza di rompere delle catene figuriamoci quella piccola corda ma siccome aveva imparato che la corda non si poteva rompere, non ci provò e rimase per sempre legato”.
AD MAIORA
Giuliano
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